Il complesso abbaziale di Ferrania sorge nella frazione di Ferrania, in Borgo San Pietro, nel comune di Cairo Montenotte in provincia di Savona (Liguria – Italia). L’Abbazia venne fondata nell’anno 1096, in un territorio un tempo sottoposto all’abbazia di San Salvatore di Giusvalla, per volere del marchese Bonifacio del Vasto e del nipote Enrico del Vasto. Bonifacio del Vasto (1055 – 1125) era marchese di Savona e della Liguria Occidentale, appartenente alla dinastia dei del Vasto, un ramo degli Aleramici. Purtroppo non è mai stato rintracciato l’atto di fondazione dell’Abbazia, ma è noto che nel dicembre del 1097 il Marchese Bonifacio del Vasto e il nipote Enrico donarono ai Canonici regolari di S. Agostino, collocati nella Chiesa e nel Convento di Santa Maria e dei Santi Pietro e Nicolò di Ferranica (antica denominazione di Ferrania) una grande estensione di terreno intorno alla Chiesa e molte altre chiese e corti poste in diversi luoghi più o meno lontani, come era uso in quei tempi, con il desiderio di creare un complesso monastico. Nel 1097, Piero Grossolano (futuro arcivescovo di Milano) fu il primo superiore Preposito dell’Abbazia. Un’ulteriore donazione di terre ai canonici regolari di Sant’Agostino avvenne nel 1111. Il complesse abbaziale trovò la sua definitiva connotazione intorno al 1120. Nel 1125 Bonifacio del Vasto morì e l’enorme estensione territoriale di cui Bonifacio divenne signore fu lasciata in eredità ai figli. In particolare, l’area su cui sorgeva il complesso abbaziale finì in eredità al figlio Enrico I del Vasto, quinto figlio di Bonifacio e di Agnese di Vermandois, il quale diede origine alla dinastia dei del Carretto. Enrico I partecipò alla seconda crociata, indetta da Papa Eugenio III, dal 1147 al 1148, dove acquisì il soprannome “wert” (in tedesco “valoroso”). Durante la sua permanenza in Terrasanta conobbe Evrard de Barres, Magister Generalis dell’Ordine del Tempio, e rimase affascinato dal mondo templare. Enrico ebbe modo di combattere a fianco dei Templari durante l’assedio di Damasco (23-27 luglio 1148). Tornato in Patria, Enrico incontrò nel 1149 Fra Bonifacio di Albenga, Gran Precettore del savonese, ed entrò nell’Ordine del Tempio. Enrico decise così di affidare il governo e la protezione del complesso monastico di Ferranica alla Paupera Militia Christi, pur lasciando nell’Abbazia i canonici regolari di Sant’Agostino. Il complesso monastico divenne quindi una Magione templare. I del Carretto, prodighi benefattori verso la Chiesa di Ferrania, di fatto goderono le rendite avendo Canonici e Prepositi del loro casato in quel cenobio. Enrico, Marchese di Savona, ebbe due figli, Ottone ed Enrico II.
Alla morte di Enrico (1185), Ottone ebbe in eredità Savona e i feudi paterni a est della linea ideale che congiunge Carcare con Alba e principalmente il territorio fra le due Bormide.
Il territorio di Ottone si spingeva verso nord-est fino quasi ad Acqui, dove si trovavano i feudi di Sessame, Bubbio, Cassinasco, Monastero Bormida e Ponti.
Da Ponti il confine scendeva verso sud lungo la valle della Bormida di Spigno, fino ai castelli di Dego, Carretto, Cairo (incluso il complesso monastico di Ferranica).
Ottone però rinunciò presto alla propria autonomia politica; infatti, nell’aprile 1191 vendette per 1500 lire tutti i residui beni e diritti feudali, che deteneva a Savona e nei territori circostanti.
Successivamente, Ottone cedette anche i diritti feudali sui propri domini nelle Langhe, parte al comune di Asti (1209) e parte a quello di Genova (1214).
Nel 1194, Ottone fu eletto podestà dai genovesi, che guidò nella spedizione voluta da Enrico VI di Svevia in Sicilia.
Lo Hohenstaufen aveva promesso ai liguri, in cambio del loro aiuto, la città di Siracusa e la Val di Noto.
Nonostante il successo ottenuto, l’imperatore rifiutò di mantenere i patti poiché il del Carretto era stato eletto podestà senza i crismi dell’ufficialità, dato che aveva assunto la carica a causa della morte per febbre del suo predecessore, Oberto di Olivano.
Forse proprio per questi motivi, nel 1194 i Templari decisero di vendere tutti i possedimenti da Finale Ligure a Ventimiglia e successivamente si allontanarono.
Rimasero in Liguria a gestire il Governatorato di Seborga, il complesso monastico di Ferranica e alcune Priorie e Grange, senza però averne la proprietà.
Le motivazioni di questa decisione sono ancora oggi oscure.
I del Carretto furono sempre vicini ai Cavalieri del Tempio ed infatti ben due Magister Generalis apparterranno a questa nobile famiglia, l’Abate lerinense Pietro del Carretto (1378-1381) e il Signore di Finale Ligure e Priore di Savona dell’Ordine templare Nicola del Carretto (1482-1493).
Nel 1345, i del Carretto entreranno in contrasto con la famiglia astigiana degli Scarampi per la giurisdizione su Ferranica.
La contesa venne chiusa a favore degli Scarampi direttamente dall’arcivescovo di Genova. In seguito all’arrivo degli Scarampi a Ferrania, i Templari abbandonarono definitivamente il complesso abbaziale.
Verso la fine del 1300, anche i canonici di Sant’Agostino abbandonarono l’Abbazia, che rimase però soggetta alla Santa Sede.
Nel 1401 venne affidata in patronato ad Antonio Scarampo, con l’obbligo di ripristinare gli edifici fatiscenti.
La famiglia Scarampi mantenne la proprietà del complesso abbaziale sino al 1747, anno in cui la famiglia si estinse.
Il complesso abbaziale, ormai decaduto e fatiscente, divenne di proprietà del marchese Seyssell d’Aix in epoca napoleonica, intorno al 1805.
Il possedimento fu quindi acquistato nel 1818 dal marchese Marcello Luigi Maria Durazzo e nel 1848 passò in eredità alla figlia Nicoletta, e quindi al figlio di questa, Marcello De Mari, il quale diede grande impulso all’attività agricolo-forestale del luogo, trasformando il complesso in tenuta agricola.
Con il sorgere nel 1915 su parte dei terreni di proprietà di complessi industriali iniziò un lento ed inesorabile declino del complesso abbaziale, che perdurerà sino alla fine del secolo.
Infatti, sul finire del XX secolo, il complesso abbaziale di Ferrania rinacque sia per volontà del vescovo della Diocesi di Acqui Terme sia per lo sforzo dei vari parroci sia perché diverse parti divennero abitazioni private.
L’abbazia, rinominata nel frattempo Abbazia dei Santi Pietro e Paolo, tornò ad essere un polo molto importante sia religioso che storico-culturale.
Nel 2015 l’Ordine Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis – V.E.O.S.P.S.S. tornò nel complesso abbaziale e nello stesso anno iniziarono i lavori per la creazione di un museo permanente di paramenti ecclesiastici, ceramiche e reliquie, inclusi reperti e documenti storici dell’Ordine del Tempio.
Nel 2017 l’Ordine trasferì la Sede Generalizia nell’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo di Ferrania.
Attualmente, Abate e Parroco dell’Abbazia è il Gran Cancelliere dell’Ordine Fra don Massimo Iglina.